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  • Luca 3, 1-2

    di Stefano D'Amore

    «Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, quando Ponzio Pilato era governatore della Giudea, ed Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell'Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caiafa, la parola di Dio fu diretta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.»
    Un uomo vaga per le terre vicine al Giordano. Porta con sé un messaggio nuovo, una notizia che sembrerebbe avere dello straordinario: preparare la venuta del Signore. In quell’anno c’era chi contava veramente, chi esercitava potere, controllava la sfera politica e quella religiosa e i loro nomi sono ben esplicitati. Ma con tante persone “adatte” e munite di mezzi per diffondere ovunque una notizia, Dio rivolge la Sua Parola a Giovanni, nel deserto!

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  • Giacomo 5, 7-8

    di Stefano D'Amore

    «Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l'agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell'ultima stagione. Siate pazienti anche voi; fortificate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina
    Aspettare ed essere pazienti. Attenzione però: Giacomo non invita a “portare pazienza”, a stringere i denti, ad aspettare che le cose passino da sole. Chiede invece una capacità molto più alta. Il termine greco significa “tenacia”, la capacità di vivere con il “respiro lungo”, in una prospettiva che va oltre l’immediato. C’è differenza tra aspettare e attendere.

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  • Isaia 52, 7-8

    di Stefano D'Amore

    «Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie, che annuncia la pace, che è araldo di notizie liete, che annuncia la salvezza, che dice a Sion: "Il tuo Dio regna!" ...»
    Un messaggero spunta in lontananza sui monti. Porta con sé una buona notizia, una notizia che forse tutti speravano di ricevere, ma nessuno si aspettava più di sentire. La notizia è che Dio sta tornando e viene a regnare dopo aver sconfitto l’oppressore. Tutto scoppia in un grido di gioia.

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  • Isaia 35, 1

    di Stefano D'Amore

    «Il deserto e la terra arida si rallegreranno, la solitudine gioirà e fiorirà come la rosa»
    Guardiamo bene la scena, anche quella descritta nei versetti che seguono: la solitudine comincia a coprirsi di fiori, le ginocchia si rafforzano mentre camminano per poter proseguire, l’acqua comincia a sgorgare. E il passo cambia, la gioia si impossessa di noi perché Dio non è laggiù ad attenderci alla fine del viaggio, ma sta trasformando il cammino insieme a noi, passo dopo passo.

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  • Matteo 10,40-42

    di Marco Di Pasquale

    «Chi riceve voi, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. Chi riceve un profeta come profeta, riceverà premio di profeta; e chi riceve un giusto come giusto, riceverà premio di giusto. E chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è un mio discepolo, io vi dico in verità che non perderà affatto il suo premio».
    Gesù invia i dodici apostoli in missione, esortandoli e incoraggiandoli, e termina con le parole che abbiamo letto. Perché mai questa missione? perché «chi riceve voi, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato». Ricevere qualcuno che porta l'evangelo, perché porta l'evangelo, significa ricevere Gesù stesso, e anzi Dio stesso: significa accogliere Dio presso di sé.

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